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Monologo dell’ombelico

Sono un cerchio. Sono finito. Sono completo. Mi basto. Ti devo bastare. Sono al centro.

Beh? Cos’è quell’espressione supponente?
Lo so che hai studiato e ti piace dirti che fai un lavoro di concetto. Guarda che tutto quello che succede nei quartieri alti, dentro la tua preziosissima testolina, prima o poi passa anche di qui e non di rado si spinge anche più in basso. Quindi, meno arroganza.
Cosa credi, quando fai l’amore lo vedo il trambusto di brividi e scintille che risalgono la corrente pronti a metterti in disordine il cervello.

Talvolta ti sorprendo a guardarmi. È cosa buona e giusta. Che importa se avvitata su te stessa ti perdi le cose che accadono intorno? Non pensare ai governi da sbarco e ai disperati nei porti. Io ti riporto dritta al punto. Un punto pieno e tondo. Il punto è che io sono il tuo Dio. Punto e basta.

Non affannarti, restiamo sul divano, vediamocela tra noi. Fatti un selfie che poi contiamo i like.

E ora che fai, scrivi?
Parli di me?
Ecco, brava. Così si ragiona.

Famiglie che esistono: una risposta al ministro Fontana

Famiglie che esistono: una risposta al ministro Fontana

Ci sono coppie in cui, per un’infallibile e misteriosa attrazione, lei transita puntualmente di fronte agli sportelli della cucina quando lui vorrebbe aprirli.

Altre in cui lui ha nascosto delle Pringles nel mobile all’ingresso, per mangiarle di nascosto mentre il compagno è a calcetto.

Alcune sorelle di sangue non si parlano da anni e non ricordano il perché.

Molti padri adottivi il martedì accompagnano il figlio a lezione di musica, ma non è il caso di generalizzare.

Talvolta i fratelli con madri diverse manifestano lo stesso robusto sdegno verso il lavaggio dei denti serale.

Certe bambine hanno due papà, ma solo uno che sa farle ridere di pancia.

Ci sono uomini emozionati che cambiano pannolini e donne stanche coi paracapezzoli.

C’è un dodicenne a cui piace indossare le scarpe della mamma.
C’è una cinquantenne che vorrebbe entrare nei vestiti della figlia.

Ci sono case in cui piove spesso e non si trovano tesori alla fine dell’arcobaleno.

E poi ci sono le famiglie che non esistono. Quelle perfette.

Le parole non sono

Le parole non sono immobili: rotolano sulle lingue, si impregnano del contesto su cui planano, cambiano colore. Le parole sono imprevedibili.

Le parole non sono vuote: nemmeno quelle apparecchiate per convenienza o improvvisate dentro un imbarazzo. Tutte dicono, anche ciò che dissimulano.

Le parole non sono limpide: le macchiamo con le nostre velleità, le usuriamo come bandiere lasciate troppo al sole. Ci arrivano distorte dal rumore di fondo del pregiudizio.

Le parole non sono deboli: “addio” inaugura distanze, “chissà” socchiude la speranza, “però” è un’inversione a u, “noi” avvicina o divide di netto.

Le parole non sono esclusive: lo diventano nelle teste, nei proclami, nei programmi. Vibrano quando appartengono a tutti, splendono se danzano sulla scena.

Netmix: Masha, Orso e Walter White

In casa nostra l’intrattenimento televisivo spazia con disinvoltura dai cartoni russi ai cartelli messicani, complici la bulimia da streaming e due figli piccoli.
Nel tempo abbiamo preso e lasciato così tante storie che mixandole ho ottenuto delle trame a sé. Eccole.

BREAKING BEAR
Un vecchio orso è costretto a trascorrere gran parte della propria pensione con una bambina tarantolata, senza l’attenuante della parentela. Per sfuggire al peso di un destino senza logica, deciderà di mettersi a produrre e consumare anfetamine, al grido di “Che pia-cere cuci-nare, la ricetta è tutta qua”.

BIV’ BANG THEORY
Vita da topi, riti gregari e maschilismo: i nerd hanno molto in comune coi camorristi, è questa la tesi degli sceneggiatori. La serie è un susseguirsi di crimini efferati, primo fra tutti l’uso delle risate registrate. Memorabile la scena in cui Sheldon Cooper beve l’urina di don Pietro Savastano durante la cena thai del lunedì.

STRANGER TEAM
L’intreccio ruota intorno a una sparizione dai risvolti misteriosi: quella di Lorenzo dalla classifica MotoGP, dopo l’ingresso nel team Ducati. Il motociclista sarà inghiottito nel Sotto-Sotto, un mondo parallelo estraneo ai microfoni dei cronisti, dove la scelta tra gomme morbide o dure non sposta i dibattiti televisivi. Undici sarà la posizione massima da lui raggiunta in campionato. Gli italiani godranno così tanto da farsi uscire il sangue dal naso.

IL TRONO DI SPADA
I protagonisti di questa serie culto sono affamati di potere. E di piatti fighetti impiattati a modino. Tra schizzi di maionese e testine mozzate, lotteranno per sopraffare bestie misteriose, diventare Re dei Sette Regni e pubblicare il loro primo libro di ricette. Un plauso agli autori per avere inventato da zero la lingua parlata da Sir Bastianich.

PIG LITTLE LIES
Peppa Pig, Rebecca Coniglio e Suzy Pecora conoscono la violenza: sono state disegnate con gli occhi su un solo lato del muso. La storia della loro amicizia si incrocia con le vicende di una cittadina avvolta da inquietanti misteri. Perché ridono tutti? Come mai vivono su colline ripidissime? Cosa nasconde Mr. Patata nei pantaloni? Ma soprattutto, Zio Pig è una bestemmia?

A mio padre

Mio padre da figlio ha vissuto un istante.
È cresciuto accudendo, ha imparato colmando.
Chi gli ha dato la vita, ha preteso una tassa:
ti regalo due mani, tu non metterle in tasca.

Mamma, prendi quest’uomo con tutto il suo mondo? Prendi in sposo quest’uomo con tutto il suo ingombro?
Mamma, vuoi quest’adulto che è solo un ragazzo, dentro abiti fatti per un’altra stazza?

Mio padre era dolce di riccioli e grazia.
Mio padre era nero di barba e di rabbia.
Metteva su i Queen e a me saliva l’ansia,
in auto coi bassi fin dentro la pancia.

Mio padre che invecchia e diventa prezioso,
la testa un groviglio di fili d’argento.
Mio padre che piange coraggio ed orgoglio,
mio padre che c’è anche se non lo cerco.

Mio padre che è mio, ma mai fino in fondo.
Mio padre che è buono in un tempo che è stronzo.
Mio padre che ha scelto di essere giusto,
ché sbagliare succede nonostante tutto.

Auguri doppi

“Auguri doppi”, dicevano, e io mi accarezzavo il pancione.
Metà di loro mi guardava come se fossi un animaletto o un cupcake con la glassa: ho imparato che per molti i gemelli – e le gravide di gemelli – stanno nello scaffale Tenere Amenità, un ripiano sotto i gattini.
L’altra metà chiosava seria “ne avrai bisogno”: più una iettatura che un convenevole. Di solito erano neo genitori stanchi.

“Auguri doppi”, dicevano, mentre spingevo il passeggino senza capacitarmi di cosa fosse successo.
Se diventare madre è un’esperienza ambivalente, ritrovarsi di colpo con due figli è come avere dentro un’orchestra di 70 elementi, tutti ubriachi. Una cacofonia di emozioni: fiato alle tube e nervi alle corde.

Auguri doppi, vorrei dire adesso a quella donna che il minuto prima sorride e quello successivo è in preda ad angosce apocalittiche. Va tutto bene e se va male andrà meglio.

Auguri doppi per l’allattamento: a volte ti sentirai una mucca da latte, altre una mucca da latte felice.
Auguri doppi per il tuo corpo: quello che è stato e quello che possiedi ora. Entrambi hanno fatto di tutto per meritare il tuo rispetto.
Auguri doppi per le risposte di rito: sì sono gemelli, no sono eterozigoti, sì sono maschio e femmina, no non abbiamo altri casi in famiglia, sì in gravidanza ero un dirigibile, no non mi assomigliano per niente e grazie per averlo notato. Resisti: a un certo punto la gente smetterà di voler constatare. Ah, e Pietro avrà la tua faccia.
Auguri doppi per i gesti: alcuni li ripeti perché vuoi, altri perché devi. Accudire due neonati è tutto un fare e rifare, tu sei brava una volta di più.

Ma soprattutto, auguri doppi all’uomo che la sera ti stringe e si complimenta: “come sei forse”. Tra la decisione e l’incertezza c’è una lettera di differenza: è il genere di cose che vi fa ridere insieme.
Un amore così ti abbraccia per intero, zone grigie incluse. Dentro un amore così, puoi stenderti ad aspettare il sole.

8 marzo

C’era una bimba con lenti giganti, pensieri ribelli e frangia anni ’80.
Leggeva seduta sulla gonna a ruota. Parlava di rado e scriveva di più.
Per non far rumore, per non disturbare.

Poi quella bimba si fece ragazza. Un cerchio di amiche a farle da casa,
a ridere intorno al bello del mondo. Baciava se giusto e sognava di più.
Per non far rumore, per non disturbare.

La giovane infine divenne una donna. La pancia un gran tondo con dentro la vita.
Accanto un compagno di gioco e di sfida. Odiava assai poco e amava di più.
Per non far rumore, per non disturbare.

E venne il dolore, ma senza bussare. Un calcio alla porta e un pugno alle attese.
La trasse nell’ombra con uno strattone. Faceva casino, lanciava le cose.
Furente pungeva, sicuro di sé.

Così quella donna si prese paura, avvezza com’era alla quiete di prima.
Chiedeva al dolore: “Sei qui, ma perché?”.
Lui non la sentiva. Sbatteva le ante, sprezzante sbraitava: “Non vali che niente”.

Fu allora che avvenne qualcosa di nuovo.
La donna salì su una sedia e gridò.

Gridò a quella bimba: “Su, parla più forte!”. Gridò alla ragazza: “Limona di più!”.
Gridò contro tutti e contro se stessa. Gridò di ogni grido che al tempo negò.

E quando la voce le si spezzò in gola, capì che il dolore l’aveva lasciata:
restava la forza per fare rumore.
Il cerchio si chiuse, la storia procede, è un giro di giostra. Chi ama vedrà.

Elezioni da Oscar: se i nostri politici fossero film

LA FORMA DELL’ACQUA
La pellicola racconta il legame inusuale tra il popolo italiano – cieco, sordo e muto – e una strana creatura da crociera, mezza uomo e mezza spot pubblicitario: Silvio Berlusconi. Apparentemente immortale e avido di carne fresca, l’essere misterioso ingaggerà con l’Italia un lungo tira e molla, tra avvisi di garanzia e serate eleganti dove a tirare sarà soprattutto il suo belino.

L’ORA PIÙ BUIA
Il film traccia il ritratto intimo di un politico di caratura internazionale, capace di cambiare le sorti di una generazione e dell’intera storia: Luigi Di Maio. Il genere è dunque fantastico.
Il racconto si snoda tra i banchi di scuola di un liceo napoletano, negli anni ’90, e restituisce il tormento interiore che affligge Luigi durante i sessanta minuti più difficili del lunedì: l’ora di italiano.

CHIAMAMI COL TUO NOME
La storia dell’amore omosessuale, omonimo e omologo tra il carismatico Matteo Renzi e il carismatico Matteo Renzi. L’arrivo di Paolo, conturbante e bellissimo, sembrerà spezzare l’incanto, ma solo per un attimo.
Perché le grandi passioni non si fermano di fronte a un rifiuto. Nemmeno quando è referendario.

TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI
Una donna orchestra una scenografica campagna di protesta contro chi ha violato ciò che possiede di più caro: l’amor di patria.
Lei è una biondissima Giorgia Meloni, lui il prototipo dell’attaccabrighe: un diafano egittologo.
Comincia una guerra senza esclusione di colpi di sole, aggravata da un dramma nel dramma: Giorgia, infatti, invecchia mentre la foto sui manifesti ringiovanisce al posto suo.

DUNKIRK
Dopo l’invasione del nostro Paese da parte dei neri, migliaia di italiani si sono ritirati sulle spiagge e ora sono circondati da un minaccioso esercito di nigeriani. La Lega tenta di evacuare i connazionali mobilitando un grande numero di imbarcazioni civili.
Il film è tratto da una fake news postata da Matteo Salvini su Twitter.