Svoltare la clausura grazie agli anni novanta

Per assicurarsi momenti di distensione in questi tempi difficili, c’è chi sceglie la mindfullness, il total body, il binge watching. Io rivendico e promuovo la pratica del “nineting” – o “novanting”, se preferite. No, non è un’allusione alla posizione dolorosa in cui ci ha messi il virus, ma un omaggio alla decade delle boyband mechate, delle coreografie improbabili, delle hit zeppe di “yeah” e “baby” da strillare a occhi chiusi. Gli anni novanta.

Il nineting consiste nell’ascolto estemporaneo del miglior pop del decennio 1993-2003, supportato, se possibile, dal canto a squarciagola di ritornelli insulsi e da mossette plastiche. L’obiettivo è rendere la quarantena non dico spassosa, ma quantomeno tollerabile.
La potenza di questa pratica mi si è palesata per caso, quando sono incappata nella versione domestica (e anziana) di “I Want It That Way”, postata dai Backstreet Boys in pieno lockdown. Era una mattina grigia di un prevedibile giorno ai domiciliari, eppure gli effetti benefici si sono rivelati immediati e piuttosto sostanziali. Vado dunque a elencarli:

  • Evasione: il nineting evoca ricordi scemi da un’era scema, almeno per quelli della mia generazione. Impossibile trattenere il sorriso mentre le Spice Girls ocheggiano allegramente nei loro abiti sintetici.
  • Leggerezza: il nineting si alimenta di contenuti basici e per questo rassicuranti. Il mondo fa meno paura, quando puoi gridare: EVERYBODY YEAH ROCK YOUR BODY YEAH.
  • Dinamismo: il nineter d’esperienza, sa che i brani sono quasi sempre abbinati a balletti idioti, di facilissima riproducibilità (anche se vi trovate in salotto e siete sprovvisti dei più elementari rudimenti di danza). Fai movimento, sudi e ti spogli del fardello della tua dignità. Gratis!
  • Benessere: il nineting libera endorfine – lo dice chiunque debba promuovere una pratica, chi sono io per fare diversamente? Attraverso il canto sguaiato, poi, permette di allentare anche le tensioni più profonde.

Aggiungo che si può fare nineting da soli, in videoconferenza con gli amici o dal vivo insieme ai propri famigliari. Senza bisogno di abbonamenti o di istruttori collegati da remoto.
Ieri, ad esempio, ho cantato “Baby One More Time” mentre mia figlia ballava vestita di strass, ed è stato alquanto liberatorio. Come effetto collaterale, devo riportare che la bambina mi ha poi chiesto di ripeterle il ritornello duecentosessantasette volte – perché sì, il nineting crea dipendenza.

Pertanto, una volta finita la lezione di yoga, vi invito ad arrotolare il tappetino e passare dall’OHM all’OHMANNAGGIA L’HO FATTO ANCORA UNA VOLTA, evocando lo spirito di Britney Cortellesi.
Provate e mi direte. Tanto, parliamoci chiaro, cos’altro avete da fare?

Add comment