Che hai? C’ho il languishing

Che hai? C’ho il languishing.
Languisco parecchio. Comincio alle otto e smetto a tarda notte.
La resilienza ha rotto, si è resiliato a sufficienza. Mettiamo via i racconti su come assorbiamo gli urti della vita, smettiamo di ripeterci che siamo bravi a piegarci senza andare in pezzi. Gridiamolo forte: SIAMO FATTI DELLA STESSA SOSTANZA DI CUI È FATTO LO STRACCHINO. In questi tempi grami, vaghiamo tremolanti e mollicci alla ricerca di senso. Non solo ci spezziamo: ci squagliamo proprio.
È il languishing: lo dicono gli psicologi, lo ripetono i giornalisti e onestamente sono troppo fiacca per mettermi lì a dissentire.

Dopo mesi di ansia feroce, letture febbrili e ricerca furiosa, mi trovo ad attraversare la palude del meh. Pochi slanci, zero voglia. Persino il Covid non mi agita più come una volta. E dire che sembra ieri che ansimavo come un carlino solo a evocarlo.

La verità è che siamo stati sorpresi tutti da un disagio troppo grande. Abbiamo desiderato mettere a frutto la solitudine per tirarne fuori qualcosa di utile e ci siamo biasimati le volte che non ci è riuscito. Ci siamo rammaricati quando la bellezza – che pure c’era – non sembrava abbastanza. Nei mesi abbiamo resistito all’eterno ripetersi delle lavastoviglie, abbiamo fissato il nostro ombelico e il nostro abisso, abbiamo sopportato pure il coprifuoco applicato alle passioni: le passeggiate sì, il cinema più avanti, i viaggi chissà. In molti abbiamo perso qualcuno, tutti abbiamo perso qualcosa. Ora riapriamo, ma intanto le ferite non si sono chiuse mai.

Ebbene, rivendico la mia inedia profondissima e il mio tedio abissale. Mi affranco dalla narrazione enfatica onnipresente: a tratti epica, a tratti drammatica, a tratti arrabbiata.
Questa quasi vita è quasi bella e nessuno scriverebbe canzoni su qualcuno di cui è quasi innamorato.

La speranza è che tra un mese rileggerò queste parole con la testa brilla e le orecchie piene di risate, e penserò: toh, sembra ieri che languivo.

 

P.S. Ho scritto questo testo due settimane fa. Ora sto meglio, ma ho deciso di pubblicarlo come memoria delle mie alterne emozioni. Magari qualcuno là fuori ci si può riconoscere. 🙂

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