Le tue occhiaie hanno un nome, un cognome, una ragione sociale e un indirizzo a cui spedire i tuoi insulti.
Tra le follie da fare una volta nella vita, includeresti uscire in inverno senza canottiera.
Hai una professione rispettabile e un mutuo, ti destreggi fieramente tra le responsabilità, paghi le tasse. Ma quando torni a casa dei tuoi genitori, la tua spina dorsale assume la consistenza dello squacquerone e ti lasci servire con manifesta indolenza, fermandoti a un passo dal chiedere la paghetta prima di congedarti.
Hai davvero capito chi sei. Il che è bellissimo, se sai come usarti.
Le amicizie sono poche, stupende, rotonde e consapevoli. Non devi fare colpo su nessuno e vivaddio non ci sono aspettative. Solo amore.
Sei maturata e lasci cadere tutto più facilmente. Anche la pelle, purtroppo.
Il climax delle tue paranoie idiote sulla bellezza fisica è coinciso con il climax della tua bellezza fisica. Ora lo sai.
Le hit latine passano da moderatamente tollerabili a lesive seguendo la tua curva di crescita.
Gli orgasmi sono una splendida certezza e uno dei motivi per cui ti faresti bella con la te diciottenne.
Quando senti dire “sodo” non pensi a un gluteo, ma all’uovo preferito da tuo figlio.
Il fatto che sia esistito un tempo in cui i dialoghi di Dawson’s Creek ti sono sembrati plausibili – o peggio godibili, è per te motivo di grande sconcerto*.
*Piccola parentesi finale: provate a riguardare adesso un episodio di Dawson’s Creek. L’ho fatto un paio di mesi fa per onorare il ventennale della serie ed è stato disarmante. Parlano tutti un sacco e con grande trasporto, perlopiù di questioni irrilevanti. E mentre cerchi a fatica di decifrare il perché di tanta verbosissima foga, la sceneggiatura ti regala vette di assurdità.
Tipo: in una delle prime puntate, Dawson fa prove di bacio in salotto, LIMONANDO UNA MASCHERA DI GOMMA con le fattezze di Joey Potter. Potrebbe bastare. Ma no, davanti a lui c’è suo padre che lo istruisce dalla poltrona come un maestro Jedi, tronfio e soddisfatto. Potrebbe bastare. Ma no, nascosta dietro una piglia c’è Joey che li spia. Inorridita? Terrorizzata? A disagio? Macché: intenerita, come se avesse colto un cucciolo di labrador a frugare nel cesto della biancheria.
Roba che Lost in confronto è una docu-fiction.