Io vi dico “non saltate o vi farete male”, voi mi ricordate che il dolore dovete impararlo a tentoni, allungandovi per sfiorare i limiti. I vostri balzi sono quasi sempre balzi di crescita.
Lo sai bene tu, figlio mio, che hai una cicatrice della tua stessa età e una storia per cui non sarò mai all’altezza, nemmeno dopo una rincorsa.
Io vi regalo i nomi delle cose e voi riempite i pacchetti di significati nuovi.
Il Bimby è un’entità superiore da salutare ossequiosi entrando in cucina, il pezzo di mela è una fetta di luna, il sole che colpisce negli occhi va sgridato a dovere – “batta sole fai male”, il pesce è un tipo di pollo e fine della discussione.
Io vi ho messo un tetto sopra la testa, voi avete scoperchiato le mie certezze.
Il vento si è portato via i legami appassiti e i riti sbiaditi, ma anche certi piaceri leggeri e alcuni sogni difficili da salutare. Mi avete spogliata perché mi guardassi e nel freddo ho dovuto abbracciarmi. E mi sono sentita. Forte.
Io vi cerco, voi mi trovate.
Io vi voglio bene, voi me ne date.